3° classificata
Clara Margani
““La Casa Di Abdullah”
Appoggiata alle mura
dell ’ i mperatore Aureliano
la casa di Abdullah accoglie
Insieme alle sue nuova mercanzia
il fiero mercante
di un deserto senza confini
Non più tappeti
dagli sfavillanti disegni minuziosi
o spezie multiodori
o stoffe leggere come sospiri
oppure pesanti come ricordi
Tenda di metallo
che risuona cupamente alle intemperie
che non sventola portando refrigerio
che non culla il sonno di Abdullah
Tenda di cartone
che gli copre il capo
che lo protegge
dall ’ e straneità del luogo
dall ’ u miliazione quotidiana
dall ’ indifferenza dei passanti
Tenda di plastica
che avvolge
la sua trasparente
incolmabile solitudine.
2° classificata
Elisabetta Bagli
““Insieme”
La nostra vita insieme
é come la nostra casa
on rigoglio di libri
letti. comprati
quasi dimenticati
un insieme di fogli
immacolati, stropicciati,
scritti ogni giorno.
Un maculato manto di fotografie
di ieri, di oggi
di spruzzi vitali,
osservando il sole e la notte:
Una selvaggia miscela di cuscini
ove alleviare le sofferenze
e ascoltare l’eco delle illusioni,
ove vivere i sorrisi
che cancellano tutti i tormenti
La nostra vita insieme
é come una collana di perle colorate
lungo un brillante filo di acciaio,
una collana unica,
da indossare sempre
1° classificata
1° Eugenia Gabriella Gammarrotta
“L’eco Del Silenzio”
Fuori
Al vento
Il mare altrove…
Dall’altra parte dell’orizzonte
E’ il tempo in cui le parole sanno di silenzio
Scrollate fuori dai balconi
Come briciole di pane
Un cielo intero ci separa
tanto tempo è passato
Cerco i campanili a me noti
Per far abitare dentro di essi
Ogni ricordo a me caro
Inseguo strisce di luce
Nelle stanze vuote
Che racchiudono segreti
ma la linea di confine è ormai tanto sottile
Che faccio fatica a vederla.
Qua e là sparse nel cuore le cose di sempre:
Le pantofole di mio padre in un angolo,
L’odore del caffè
E i tramonti di primavera su un terrazzo inondato da rondini
Le cene d’estate nei pezzi della luna
Le parole masticate come giuggiole
Il vento del Sud che graffia le notti…
E la voce di mia madre…
E la voce di mio padre…
Sparse come cocci di vetro
Tra le porte socchiuse
Negli angoli disabitati
In ogni camera c’è un dolore
Un bisbiglio
Un sussurro di sfiorite parole
Un sorriso
Un odore
Eppure basterebbero soltanto due colori
Per ricomporre l’album di famiglia
Vincitore sezione B
**Quintino Di Marco **
“Addio Ar Sampietrino”
Fa piano a rumè co’ quer piccone
che forse nun lo sai ma è ‘n pezzo raro
‘r sanpietrino. C’ha dentro er centurione,
er Papa, er partiggiano, er pecoraro …
E’ come la bottega der fornaro:
pe’ via der progresso cambia gestione
la trovi trasformata in kebbabbaro
ma ce resta er profumo de’r filone.
Si, Roma cambia. S‘è fatta cristiana
lassanno Mitra pe’ na litanìa
poi è risorta e s‘è fatta “Italiana”.
Ahò, fa piano a Rumè, pe’ cortesia,
famme salutà na pietra romana
perché sta Roma è sempre casa mia!